Cari lettori,
Il testo da cui ho preso spunto per questo articolo dedicato a Paolo Bonolis, uno dei conduttori più famosi del nostro Paese, non è propriamente un’autobiografia ma, piuttosto, una raccolta di pensieri scritti dallo stesso Bonolis, dal titolo “Perché parlavo da solo“. Si tratta di un libro uscito nel 2019.

Il viaggio come leva creativa
Bonolis, figlio unico, nasce a Roma nel 1961 da genitori umili. Il padre scaricava il burro ai mercati generali mentre la madre, a lungo senza impiego, era poi approdata presso un’impresa di costruzioni in qualità di segretaria.
Come ricorda il conduttore: “Per molto tempo abbiamo avuto pochissime cose che però erano tutto per me“.
Paolo è grato ai propri genitori per avergli trasmesso delle qualità importanti. Riconosce al padre, ad esempio, un carattere molto coraggioso, l’assenza di quella paura che, nella vita, tende a frenarti.
Oltre a questo, però, i genitori hanno consentito a Bonolis di viaggiare molto, anche spesso al di fuori dei confini europei. C’è chi sostiene infatti, che ogni chilometro percorso insegni più di una pagina letta.
È così che, con i soldi risparmiati, la famiglia viaggiava macinando miglia e facendo vedere al giovane Paolo scenari molto lontani e diversi da quelli italiani.
Sicuramente, se è vero che una persona non crea propriamente il nuovo ma si limita ad assemblare in modo originale l’esistente, allora più abbiamo occasione di vedere e più la nostra creatività si può sbizzarrire. In altre parole, solo se abbiamo visto cavalli e aquile siamo in grado di immaginare gli unicorni.
Certamente la creatività è servita molto a Bonolis per quella che poi è diventata la sua carriera.
Oltre alla creatività, il viaggio ha consentito a Paolo di sviluppare un naturale senso dell’avventura. L’ignoto, in questo modo, smette di rappresentare una fonte di timore per tramutarsi in oggetto di grande curiosità per l’esplorazione di nuovi orizzonti. Torna il tema del volgere lo sguardo sempre un passo oltre per arricchire la propria esperienza di vita.
Chi non risica non rosica
Paolo studiava scienze politiche all’università per prepararsi ad intraprendere una carriera diplomatica quando Massimo Russo, suo amico, gli chiese un passaggio alla Rai perché doveva fare un provino, cercavano un conduttore per un nuovo programma per ragazzi.
A causa di una strana combinazione di eventi, fa il provino anche Paolo e lo prendono. È da qui che comincia la carriera di uno dei conduttori più famosi d’Italia.
Sicuramente, in questo caso c’è stato anche un pizzico di fortuna. Qui però il tema è più ampio. Bonolis andò alla Rai per accompagnare un amico e, se si fosse chiuso alla possibilità di intercettare delle opportunità, si sarebbe effettivamente limitato a fare quello.
È fondamentale, invece, avere lo sguardo aperto intorno a noi perché non è detto che la strada che stiamo seguendo ci possa portare solo dove crediamo di andare. È bene tenere a mente che la vita è un prato di opportunità, non un binario stretto e unico.
Paolo non ha mai avuto paura di rischiare, azzardando molto quando riteneva che i programmi potessero essere migliorati rispetto a come inizialmente concepiti. Ha rischiato sin da subito e gli ascolti lo hanno premiato. È importante comprendere che, per rischiare, non è necessario sempre avere le spalle coperte. Lui non le aveva. Riteneva semplicemente di avere qualcosa da raccontare e di conoscere il modo migliore per farlo.
Prendersi la libertà di essere se stessi costa molta fatica, specialmente quando si ha qualcosa da perdere ma, d’altro canto, se si ha successo il ritorno è impressionante. Chi meglio di noi può interpretare noi stessi?
È grazie a questo principio che programmi come “Bim Bum Bam“, “Avanti un altro!” e “Ciao Darwin” sono diventati dei cult. Bonolis ha infatti sempre impostato un modello comunicativo che consentisse di abbassare la tensione rilassando pubblico e concorrenti.
Parlando del rischio, Bonolis dice di essere sempre stato disponibile anche a rischiare di perdere il lavoro per portare avanti la propria idea di televisione: “Sono convinto che potrei adattarmi a fare altro, la prenderei come una nuova sfida“.
Ridi che ti passa
Come dice Bonolis: “Credo anzi che le persone migliori siano quelle che con la leggerezza sanno disinnescare molti problemi…Il voler essere sempre alti e profondi nel pensiero e negli atteggiamenti è un atto di arroganza che rende tutto più pesante.”
Bonolis critica il politicamente corretto perché la chiave del suo successo è sempre stata quella di presentare anche i lati buffi della vita, senza tabù.
Screditare la risata, pensando che attraverso di essa non possano essere veicolati dei messaggi importanti tanto quanto quelli che si trovano altrove non è ammissibile. In fondo, la vita è anche ironia.
Paolo è in grado di far ridere gli altri pur rimanendo molto riservato nel privato. È il conduttore che comunica e non la persona. Ci vuole grande professionalità, in definitiva, per far arrivare i messaggi giusti scherzando e creando un ambiente disteso.
Critica alla modernità
Dal testo emerge una critica mossa da Bonolis alla società odierna che si contrappone a quella in cui lui è nato e cresciuto.
Oggi, secondo lui, la quantità ha avuto la meglio sulla qualità in molti campi e le persone vengono invase da una valanga di informazioni e offerte che rendono difficile accontentarsi, trovando giovamento in ciò che si ha. Non siamo più capaci nemmeno di annoiarci e questo, in un certo senso, annichilisce la fantasia.
Una critica del genere la ritrovo in molti testi che leggo. La tesi è quella che, in passato, le persone avevano meno stimoli esterni e, in qualche modo, dovevano faticare per ottenere ciò che, una volta conquistato, acquisiva un valore considerevole.
Nel mondo moderno, effettivamente, si hanno sempre dei parametri di riferimento quasi irraggiungibili di stile, eleganza, ricchezza, successo e questo spinge la società verso l’individualismo. Quasi come l’unica cosa che conta fosse arrivare a questi miti virtuali. Il problema è che, come diceva John Lennon: “La vita è ciò che ti succede quando sei intento a fare altro“.
L’invito è, dunque, quello di apprezzare ciò che si ha, accontentandosi di migliorare pian piano, mettendo a confronto la situazione odierna con il punto di partenza e non con gli innumerevoli stimoli che riceviamo.